Di menhir, e in particolare di statue menhir, avrà modo di parlarvi più in dettaglio in più avanti. Ho avuto l’opportunità di vedere e fotografarne diversi e il loro misterioso fascino arcaico ha lasciato in me un segno di cui vi vorrei raccontare in un prossimo articolo.
Oggi si parla del Menhir di Monte Corru Tundu a Villa Sant’Antonio (OR).
Sant’Antoni o Sant’Antoni Arruìnas in sardo è un paese che si trova nella regione dell’Alta Marmilla. La provincia è quella di Oristano, la regione è, chiaramente, la Sardegna. La mia terra. Sebbene il paese, in quanto tale, sia di origine relativamente recente (XVIII secolo) il territorio presenta una moltitudine di segni che attestano la presenza umana già a partire dal neolitico. Dando una rapida occhiata a Wikimapia immediatamente vi convincerete della bontà della mia affermazione. Un territorio dunque estremamente ricco di emergenze archeologiche e al contempo caratterizzato da bellissimi paesaggi collinari. Un posto magnifico in cui fare fotografia e anche facilmente raggiungibile, nel mio caso da Cagliari, con poco più di un’oretta di macchina.
Raggiunto il paese nella via principale si trovano tutte le indicazioni stradali del caso e in breve tempo da qui si raggiunge l’area di parcheggio (39°52’26″N 8°53’42″E). Un sentiero in leggera salita ci ha consentito di raggiungere dopo poche centinaia di metri e pochi minuti il sito archeologico. Tutto molto facile – nessun muretto da scavalcare, recinzione da raggirare o animale a due o più zampe incazzoso da evitare. Capita anche questo ma non in questo caso.
L’idea era quella di provare a realizzare un’immagine a partire dall’ora blu. Divago un attimo con due considerazioni su quest’ultima frase.
Noto con la soddisfazione di chi ha imparato l’amara lezione che ho usato la parola “provare“, negli anni ho constatato che il detto “non tutte le ciambelle escono con il buco” è attuale anche quando si parla di fotografia. Ergo occorre sempre essere molto prudenti, a tratti quasi scaramantici almeno finchè il gioco è fatto. Pena figuracce varie e solenni incazzature. Mi sono poi appena reso conto che se questo mio “diario di viaggio” fotografico si terrà in piedi potrebbe essere interessante scrivere qualcosa a maggiore descrizione tecnica della fotografia all’ora blu. Vedremo, magari ditemi voi (andrea@3stops.com)
Scusate la divagazione. torniamo al punto.
Utilizzo delle app per avere le indicazioni orarie circa l’ora di inizio e l’estensione dell’ora blu, e in genere faccio il possibile per essere in sito con almeno 30 minuti di anticipo. La priorità in genere è quella di essere in sito con ancora una buona visibilità in modo si possa allestire con la dovuta tranquillità e agio l’attrezzatura e, non secondariamente, avere il tempo di rilassarsi, vivendo e osservando il luogo. Così è stato anche quel giorno.
Inoltre, le previsioni varie, indicavano un meteo favorevole, e non avremmo avuto interferenze da parte della luna fino alle 00:38 circa. Sulla carta, avevamo anche la possibilità di estendere l’esperienza fotografica oltre l’ora blu, magari provando a catturare qualche stella. Tutto era dalla nostra parte; avevamo quanto necessario per immortalare la magia di quel posto.
Il menhir si trova all’interno di un recinto di pietre in cima a una collina. Da quel punto, si domina parte delle vallate circostanti; la vista e la fantasia possono spaziare liberamente, ed è facile perdersi in quei panorami. Non vi ho ancora detto che con me c’era Nicola. Io conoscevo già questo sito, mentre lui no. Mi viene in mente con un sorriso il suo sguardo di stupore al cospetto del menhir. “Non pensavo, non credevo, non sapevo”: queste le sue parole. Con il calar del sole, è arrivato anche il primo freddo della stagione, ed è giunto il momento di scattare foto.